Mutui a tasso variabile: focus sull'Euribor a tre mesi

La maggior parte dei mutui a tasso variabile in Italia sono indicizzati al tasso Euribor, ovvero quel tasso standard a cui le banche in area Euro si prestano fra loro il denaro, pubblicato tutti i giorni dall’agenzia Reuters come media dei tassi adoperati nelle operazioni delle banche con maggiore volume d’affari in Europa (per il nostro paese contribuiscono Intesa, Unicredit e Monte dei Paschi di Siena).

I tassi Euribor più usati per i prestiti ipotecari sono quello a sei mesi e, ultimamente, quello a tre mesi. Le quotazioni di quest’ultimo, dopo il brusco calo fino ad un minimo dello 0,6%, hanno fatto registrare nel corso dell’ultimo anno un risalita oltre quota 1%, livello a cui si attesta attualmente il tasso ufficiale di sconto BCE. Seppur quotato sul finire della settimana passata a 1,03%, e dunque lontano dai minimi storici di marzo-aprile, l’Euribor a tre mesi resta comunque ben al di sotto della sua media storica.

Ciò si traduce, in parole povere, nella possibilità ottenere un mutui a tassi reali vicini al 2,5% annuo, cosa che solo due anni sembrava fantaeconomia. Ma il fatto stesso che una discesa simile non si potesse prevedere ci dà l’idea della volatilità dei tassi. Un tasso fisso si paga al momento di più di un variabile: intorno al 4% annuo, il che rappresenta comunque un guadagno rispetto allo storico dei tassi, ma dà la garanzia dell’invariabilità sulla lunga durata. Per il resto la scelta sta alla propensione al rischio del prenditore.

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