Quali banche fanno parte del Gruppo Intesa SanPaolo e Unicredit?

Con quaranta milioni di clienti, sparsi in ben ventidue paese diversi e un mercato stabile in Italia, Germania del Sud, Svizzera e in tutti i paese del CEE, l’UniCredit S.p.A., si posizione fra le maggiori banche operative in tutto il mondo.

Fondata nel 1998, dalla fusione dei gruppi “Credito italiano” e “Unicredito”, è stata fin da subito uno dei capisaldi dell’economia italiana. Dopo un inizio, sotto il nome di UniCredito Italiano, a maggio del 2007, si accorda per la fusione con Capitalia, storica banca romana, spostando la sede legale da Genoa a Roma, ma soprattutto dividendo le gestione in tre gruppi, che ovviamente facevano capo alla sede di Milano. Ecco quindi nascere, UniCredit Banca, che si espandeva in tutto il nord Italia, UniCredit Banca D Roma, che ricopriva il centro e tutto il meridione e UniCredit Banco di Sicilia, che aveva in gestione tutta l’isola siciliana.

Con l’avvento di numerosi momenti di crisi economica ( ancora tutt’oggi presente con un peso maggiore), nel 2010, allo scadere dei contratti parasociali, che il gruppo aveva ereditato con l’acquisizione del Banco di Sicilia e Capitalia, la holding romano/milanese ha deciso di mettere in atto il progetto con nome “bancone”. Questo comportava nell’accorpamento dei tre sotto-gruppi che fino ad allor avevano composto il corpo della banca. Quindi si metteva in atto una semplificazione dell’organizzazione, mantenendo comunque un forte contatto territoriale con i clienti, attraverso l’accorpamento delle tre banche controllate dalla holding, più l’unificazione con le altre due componenti del gruppo, “UniCredit Private Banking” e “UniCredit Corporate Banking”. Questo progetto, andava anche a limare i costi e le spese che ogni anno dovevano essere sostenute, attraverso eliminazione delle cariche dei presidenti e dei consiglieri di amministrazione delle cinque banche accorpate. Altro  scopo dell’annessione è quello di rinforzare l’istituto in vista dell’entrata in vigore di Basilea 3, riforma pensata per rafforzare gradatamente (entro il 1° gennaio 2019) la struttura patrimoniale delle banche ed evitare altre crisi.

Sull’idea della banca romana, anche “Intesa San Paolo” nasce dalla fusione di due banche diverse, circa quattro anni fa. Esse sono “Banca Intesa” e “San Paolo IMI”.  Questa banca, con sede primaria a Torino e quella secondaria nel capoluogo lombardo, è  la prima banca italiana per capitalizzazione, la sesta nell’area euro con 20,4 miliardi di euro. La fusione che ha dato luogo a questo tipo di banca, parte nell’agosto del 2006, concretizzandosi nel dicembre dello stesso anno.

Ciò tagliò fuori Credit Agricolè, banca francese, che aveva acquistato nel 1990 il 18% delle azioni della banca San Paolo IMI (in precedenza Banco Ambrosiano), sciogliendo il Caam, joint-venture del risparmio controllata da Banca Intesa e proprio dalla banca d’oltre alpe. In compenso, però quest’ultima è riuscita a strappare ai concorrenti nostrani, il controllo di “Cariparma”, proprio come contropartita per le azioni perse durante la fusione.

Sul finire di quell’anno, il gruppo tutto italiano, ha rilevato anche l’associazione Telco, che aveva in gestione Telecom Italia, assicurandosi una parte del controllo delle comunicazioni italiane.

Successivamente, anche il banco di Firenze, è stato assorbito dal nuovo gruppo italico, prima perfezionando l’OPA nei confronti della Cassa di Risparmio di Firenze, e poi unificandola con l’holding di Torino.

Nel 2010, Intesa SanPaolo ha rilevato il 79% di Banca Monte Parma, con un investimento complessivo massimo di circa 230 milioni di euro. L’anno successivo, il controllo sulla Cassa di Risparmi della Spezia (CARISPE), è stato perso, poiché quest’ultima è passata sotto la gestione del gruppo Cariparma/Credit Agricolè.

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